Design “sordo”. Progettare (e vivere) ad occhi aperti.
Com’è uno spazio “sordo”, adatto alle persone sorde? Chi ci ha mai pensato?
Le persone sorde devono VEDERE, e VEDERSI.
Se due persone parlano, si guardano in faccia. C’è abbastanza spazio, nei nostri luoghi, per farlo? In ottica sorda, ogni spazio sarebbe più ampio e spazioso, per dare spazio alla visione del volto e dei movimenti dell’altro. E non solo ogni spazio, ma anche ogni percorso…Si segna anche mentre si cammina! (Forse è per questo che i sordi sono spesso in ritardo…? )
Se si parla in gruppo, tutti devono essere poter essere visti. Quindi una sala che ha le sedie disposte a U, per esempio, può essere considerato uno spazio “sordo”. Durante i corsi di Lingua dei Segni, naturalmente, si usa disporsi così, oppure formare un cerchio.
In generale, cambiano la prospettiva e le distanze. Per “abbracciare” meglio le persone e le cose, con la vista.
Così uno specchio permette di accorgersi di qualcosa che succede dietro di sè, anche senza sentirne il rumore. Una luce diffusa aiuta a rimanere consapevoli e attenti.
C’è da chiedersi se queste indicazioni non potrebbero essere davvero un valore aggiunto…
Come sarebbe il mondo se si aiutasse l’osservazione?
E se vuoi approfondire…
>>Progettare per tutti, “ascoltando con gli occhi”: il segreto di Consuelo, architetta sorda